[...] Fuori è già notte. Il vicolo è deserto, come quando lui è venuto. Le impannate delle botteghe sono chiuse. A ridosso dei muri hanno costruito antischegge di tavole e sacchi di terra.
Pin prende la via del torrente. Gli sembra d'essere tornato alla notte in cui ha rubato la pistola. Ora Pin ha la pistola, ma tutto è lo stesso: è solo al mondo, sempre più solo. Come quella notte il cuore di Pin è pieno d'una domanda sola: che farò? Pin cammina piangendo per i beudi. Prima piange in silenzio, poi scoppia in singhiozzi. Non c'è nessuno che gli venga incontro, ora. Nessuno? Una grande ombra umana si profila a una svolta del beudo. -Cugino!- Pin! Questi sono posti magici, dove ogni volta si compie un incantesimo. E anche la pistola è magica, è come una bacchetta fatata. E anche il Cugino è un grande mago, col mitra e il berrettino di lana, che ora gli mette una mano sui capelli e chiede:
- Che fai da queste parti, Pin?
- Son venuto a prendere la mia pistola. Guarda. Una pistola marinaia tedesca.
Il Cugino la guarda da vicino.
- Bella. Una P. 38. Tienila da conto.
- E tu che fai qui, Cugino?
Il Cugino sospira, con quella sua aria eternamente rincresciuta, come se fosse sempre in castigo.
- Vado a fare una visita, — dice.
- Questi sono i miei posti, - dice Pin. - Posti fatati. Ci fanno il nido i ragni.
- I ragni fanno il nido, Pin? - chiede il Cugino.
- Fanno il nido solo in questo posto in tutto il mondo, - spiega Pin. - Io sono l'unico a saperlo. Poi è venuto quel fascista di Pelle e ha distrutto tutto. Vuoi che ti mostri?
- Fammi vedere, Pin. Nidi di ragni, senti senti.
Pin lo conduce per mano, quella grande mano, soffice e calda, come pane.
- Ecco, vedi, qui c'erano tutte le porte delle gallerie. Quel fascista bastardo ha rotto tutto. Eccone una ancora intera, vedi?
Il Cugino s'è accoccolato vicino e aguzza gli occhi nell'oscurità: —Guarda guarda. La porticina che s'apre e si chiude. E dentro la galleria. Va profonda?
- Profondissima, - spiega Pin. - Con erba biascicata tutt'intorno. Il ragno sta in fondo.
- Accendiamoci un fiammifero, — fa il Cugino.
E tutt'e e due accoccolati vicini, stanno a vedere che effetto fa la luce del fiammifero all'imboccatura della galleria.
- Dai, buttaci dentro il fiammifero, - dice Pin, -vediamo se esce il ragno.
- Perché, povera bestia? — fa il Cugino. - Non vedi quanti danni hanno
già avuto?
- Di', Cugino, credi che li rifaranno, i nidi?
- Se li lasciamo in pace credo di si, - dice il Cugino.
- Ci torniamo a guardare, poi, un'altra volta?
- Si, Pin, ci passeremo a dare un'occhiata ogni mese. È bellissimo aver trovato il Cugino che s'interessa ai nidi di ragno.
[...] - Pin è tutto contento. È davvero il Grande Amico, il Cugino. Il Cugino si rimette il mitra in ispalla e restituisce la pistola a Pin. Ora camminano per la campagna e Pin tiene la sua mano in quella soffice e calma del Cugino, in quella gran mano di pane. Il buio è punteggiato di piccoli chiarori: ci sono grandi voli di lucciole intorno alle siepi.
- Tutte così, le donne, Cugino... - dice Pin.
- Eh... - consente il Cugino. - Ma non in tutti i tempi è cosi: mia madre...
- Te la ricordi, tu, tua mamma? - chiede Pin.
- Si, è morta che io avevo quindici anni, - dice Cugino.
- Era brava?
- Sì, - fa il Cugino, - era brava.
- Anche la mia era brava, - dice Pin.
- C'è pieno di lucciole, - dice il Cugino.
- A vederle da vicino, le lucciole, - dice Pin, - sono bestie schifose anche loro, rossicce.
- Sì, - dice il Cugino, - ma viste cosi sono belle. E continuano a camminare, l'omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano.
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