«C’è che noi nella storia siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noia liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi»

(Italo Calvino-Il sentiero dei nidi di ragno)

sabato 24 maggio 2014

IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO-CAP XII







[...] Fuori è già notte. Il vicolo è deserto, come quando lui è venuto. Le impannate delle botteghe sono chiuse. A ridosso dei muri hanno costruito antischegge di tavole e sacchi di terra.
Pin prende la via del torrente. Gli sembra d'essere tornato alla notte in cui ha rubato la pistola. Ora Pin ha la pistola, ma tutto è lo stesso: è solo al mondo, sempre più solo. Come quella notte il cuore di Pin è pieno d'una domanda sola: che farò? Pin cammina piangendo per i beudi. Prima piange in silenzio, poi scoppia in singhiozzi. Non c'è nessuno che gli venga incontro, ora. Nessuno? Una grande ombra umana si profila a una svolta del beudo. -Cugino!- Pin! Questi sono posti magici, dove ogni volta si compie un incantesimo. E anche la pistola è magica, è come una bacchetta fatata. E anche il Cugino è un grande mago, col mitra e il berrettino di lana, che ora gli mette una mano sui capelli e chiede:
- Che fai da queste parti, Pin?
- Son venuto a prendere la mia pistola. Guarda. Una pistola marinaia tedesca.
Il Cugino la guarda da vicino.
- Bella. Una P. 38. Tienila da conto.
- E tu che fai qui, Cugino?
Il Cugino sospira, con quella sua aria eternamente rincresciuta, come se fosse sempre in castigo.
- Vado a fare una visita, — dice.
- Questi sono i miei posti, - dice Pin. - Posti fatati. Ci fanno il nido i ragni.
- I ragni fanno il nido, Pin? - chiede il Cugino.
- Fanno il nido solo in questo posto in tutto il mondo, - spiega Pin. - Io sono l'unico a saperlo. Poi è venuto quel fascista di Pelle e ha distrutto tutto. Vuoi che ti mostri?
- Fammi vedere, Pin. Nidi di ragni, senti senti.
Pin lo conduce per mano, quella grande mano, soffice e calda, come pane.
- Ecco, vedi, qui c'erano tutte le porte delle gallerie. Quel fascista bastardo ha rotto tutto. Eccone una ancora intera, vedi?
Il Cugino s'è accoccolato vicino e aguzza gli occhi nell'oscurità: —Guarda guarda. La porticina che s'apre e si chiude. E dentro la galleria. Va profonda?
- Profondissima, - spiega Pin. - Con erba biascicata tutt'intorno. Il ragno sta in fondo.
- Accendiamoci un fiammifero, — fa il Cugino.
E tutt'e e due accoccolati vicini, stanno a vedere che effetto fa la luce del fiammifero all'imboccatura della galleria.
- Dai, buttaci dentro il fiammifero, - dice Pin, -vediamo se esce il ragno.
- Perché, povera bestia? — fa il Cugino. - Non vedi quanti danni hanno
già avuto?
- Di', Cugino, credi che li rifaranno, i nidi?
- Se li lasciamo in pace credo di si, - dice il Cugino.
- Ci torniamo a guardare, poi, un'altra volta?
- Si, Pin, ci passeremo a dare un'occhiata ogni mese. È bellissimo aver trovato il Cugino che s'interessa ai nidi di ragno.

[...] - Pin è tutto contento. È davvero il Grande Amico, il Cugino. Il Cugino si rimette il mitra in ispalla e restituisce la pistola a Pin. Ora camminano per la campagna e Pin tiene la sua mano in quella soffice e calma del Cugino, in quella gran mano di pane. Il buio è punteggiato di piccoli chiarori: ci sono grandi voli di lucciole intorno alle siepi.
- Tutte così, le donne, Cugino... - dice Pin.
- Eh... - consente il Cugino. - Ma non in tutti i tempi è cosi: mia madre...
- Te la ricordi, tu, tua mamma? - chiede Pin.
- Si, è morta che io avevo quindici anni, - dice Cugino.
- Era brava?
- Sì, - fa il Cugino, - era brava.
- Anche la mia era brava, - dice Pin.
- C'è pieno di lucciole, - dice il Cugino.
- A vederle da vicino, le lucciole, - dice Pin, - sono bestie schifose anche loro, rossicce.
- Sì, - dice il Cugino, - ma viste cosi sono belle. E continuano a camminare, l'omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano.



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